… è dalla sofferenza, soprattutto quella psichica, che si può trarre motivazione e ispirazione per sfidare coraggiosamente le mode effimere del nostro tempo, evitandone le insidie.
È da là forse che bisogna partire per costruire ciascuno per sé un sano equilibrio interiore, prevenendo cause scatenanti o rinforzanti il disturbo mentale.
… l’obiettivo fondamentale è dunque la cultura del limite che sappia declinare l’umana fragilità nelle diverse e controverse vicissitudini dell’esistenza. Bisogna fare attenzione a non farsi penetrare dalla pedagogia dell’onnipotenza che i media profondono in tante forme.
Ritornare alla cultura del limite vuol dire assumere la propria fragilità come condizione inderogabile per incontrare l’altro nella reciprocità, che è requisito fondamentale per “vivere-insieme-nel-mondo”.
Domenico Barbaro
Considero un sito web come un particolare ed inedito spazio dialogico che nei suoi evidenti limiti non potrà mai essere sostitutivo dell’incontro fisico con la sua indicibile ricchezza emozionale ed affettiva. Tuttavia, mi sembra giusto definirlo molto semplicemente uno spazio accessibile a chi lo desidera per condividere esperienze, emozioni, idee nel contesto di una comunicazione nuova che viaggia nell’etere e riesce a raggiungere orizzonti lontani.
Naturalmente l’intento per me, da professionista che si occupa della mente, è quello di diffondere la cultura positiva dei valori umani in sintonia sì con il progresso, ma anche con una personale crescita autentica, fondamentale presupposto di equilibrio psichico, in un mondo frastornato da conquiste tecnologiche e da un liberismo straripante. Un intento che non disconosce il rischio di una siffatta comunicazione che, escludendo la relazione intesa come incontro fisico, potrebbe evocare la suggestione di poter fare a meno di esso.
Ho prediletto sempre il color seppia e ne faccio uso perfino nel mio ricettario personale e nelle mie prescrizioni. Lo estendo anche qui in queste mie pagine web. Non so perché. Ma forse per essere un colore che sa di antico ho la sensazione che esso possa servire a tenermi ancorato alla mia tradizione e ai valori trasmessi a me dai nonni e dai genitori. Un saldo ancoraggio a quelle origini, a fronte dell’inquietudine e del turbamento dell’uomo di oggi.
Mi pare poter dire che il mio percorso professionale fin qua sembra scandito dalle mie quattro principali pubblicazioni.
Dopo un decennio di attività come direttore del servizio tossicodipendenze di Isernia avevo creduto opportuno condensare in una prima pubblicazione una sintesi dell’attività svolta, che in fondo vedevo coincidente con la progressiva diffusione del fenomeno in provincia di Isernia. Ne era venuto fuori un libro-documento sulle storie di droga che si erano succedute partendo da un territorio inizialmente immune, che col tempo aveva purtroppo visto cadere quei fattori protettivi che l’avevano reso fin là sostanzialmente incontaminato. Storie spesso drammatiche che segnavano appunto la tracimazione di quel fiume vorticoso della cultura contemporanea del disimpegno e della perdita dei valori fino alle più remote periferie.
Il secondo “impegno letterario” mi aveva portato a scrivere la storia di Giulio, una storia di perdizione che alla fine esitava in una piena riabilitazione. E avevo trovato suggestivo immettere tra le pieghe di quella storia momenti reali della mia storia personale. Quasi uno sforzo di voler comparare il contesto socioculturale di due differenti generazioni, la mia e quella di Giulio, per poter evidenziare quali fossero stati i mutamenti responsabili della deriva etica che la tossicodipendenza esprimeva. Intensa la suggestione dei ricordi della mia infanzia e particolarmente di quel bambino con il grembiulino nero e il fiocco azzurro, immagine di tempi ormai perduti per sempre.
Non potevo, infine, tacere sulla mia attività clinica di psichiatra, impegno che assolvo ancora adesso. È nata così la mia terza pubblicazione. Mi sembrava profondamente sbagliato non partecipare a chi mi avrebbe letto almeno qualche piccolo spaccato della inenarrabile esperienza dell’incontro con il paziente psichiatrico. Ma certo non l’avrei fatto per un narcisismo miope e stupido. Avvertivo il bisogno morale di comunicare a tutti i gravi rischi della cultura dell’onnipotenza. Questa cultura che oggi ci sovrasta e crea disagi notevoli, quando non franca patologia psichiatrica e profonde turbe comportamentali. Un messaggio rivolto particolarmente ai giovani, e soprattutto ai nativi digitali.
Anche la quarta pubblicazione ha affrontato il tema della cultura dell’onnipotenza, contrastata simbolicamente dall’avvento della pandemia da Covid-19. Un evento globale che sembra aver comminato all’uomo una severa lezione sulla sua fragilità e i suoi limiti. Forse una lezione dimenticata troppo presto lungo il crinale di un disincantato elogio della perfezione e di un esasperato edonismo.
Non so il tempo che mi resta. Ma vorrei tanto scrivere in un prossimo futuro di qualche storia edificante che possa sostenere nel cuore di tutti la speranza in un mondo migliore.
Biografia
Una sintesi del mio percorso professionale. Dagli studi classici alla psichiatria clinica che ancora oggi proseguo ad esercitare.
Bibliografia
Le mie quattro principali pubblicazioni in cui ho voluto raccontare il mio pensiero, le mie emozioni e i miei vissuti.
Blog
Proseguo a raccontare le mie esperienze ispirate a ciò che mi sorprende di tutto ciò che osservo attorno a me.
Scrivimi
Disponibile a rispondere a richiesta di informazioni, delucidazioni ed ogni altro quesito di mia specifica competenza.