In ricordo di Eugenio Borgna
Voglio qui ricordare la figura di un grande psichiatra, Eugenio Borgna, deceduto all’inizio del mese a 94 anni. Forse non l’avrei conosciuto se una mia paziente non mi avesse portato in dono tempo addietro proprio un suo testo intitolato “L’agonia della psichiatria”.
Avanzando nella lettura mi sono reso conto che tante riflessioni appartengono anche al mio modo di concepire l’incontro con la persona portatrice di una sofferenza psichica. E mi sono anche sentito di condividere l’amara constatazione che nel nostro tempo purtroppo c’è una vera agonia di questa disciplina.
Non posso rassegnarmi all’idea che la psichiatria possa naufragare nelle secche di una cultura imperante che fa dominare il mondo della tecnologia su quello dei sentimenti e delle emozioni. Aggiungo qui poche righe tratte da questo volumetto che conservo gelosamente e che considero un vademecum a vantaggio della mia personale crescita professionale.
“Il linguaggio delle parole e quello del corpo vivente, degli sguardi e del volto, delle lacrime e del sorriso non sono se non modi diversi di incontro e di relazione fra l’io e il tu, fra l’io e il mondo, nella trascendenza che ci riunifica nel noi. Gli sguardi, che sono proustianamente la voce degli occhi, ci consentono di andare al di là dei confini del nostro corpo, e di essere là in lontananze altrimenti irraggiungibili, sulle montagne luminose, che irrompono nella stanza, in cui sto scrivendo, e dalle quali ritornano negli spazi della mia interiorità.
Ma gli sguardi si devono accogliere, e si devono indirizzare all’altro, con discrezione e gentilezza, senza mai lasciarsi divorare dalla noncuranza, e dalla indifferenza, che è il deserto dell’anima.”