Un racconto scritto a quattro mani
Quando Elisa mi ha avanzato questa inaspettata richiesta, di poter scrivere un racconto a quattro mani, confesso di aver faticato a contenere l’emozione. Non è assolutamente frequente che una bambina di appena nove anni, che afferma di voler fare da grande la scrittrice, si rivolga al proprio nonno, aprendo uno spazio di condivisione molto bello e dal senso profondamente affettivo.
Eppure, Elisa mi ha sollecitato seriamente e mi ha fatto pervenire dopo un giorno la bozza del suo racconto. L’innocente fantasia della bambina si sarebbe dovuto misurare così con l’esperienza matura del nonno. Insomma, una inedita collaborazione alla quale ho aderito, perché fin da sempre sostenitore che questi due mondi sanno coniugare, se lo vogliono, la tenerezza e la struggente emozione di chi si affaccia alla vita e di chi invece è là per concluderla.
Ho voluto rispettare fedelmente la trama uscita dalla mente creativa di Elisa per rendere più evidente la sua innocente freschezza, preludio, chissà, alla sua vocazione di scrittrice che sembra qui farsi davvero più concreta.
James è un giovane di altri tempi. Non possiede smartphone, non naviga in internet, non chatta con i social. Il suo è un mondo dove ci si propone solo “fisicamente” agli altri e si pretende che la scelta di una relazione passi semplicemente da un incontro “fisico”, non virtuale, con la suggestione di quella comunicazione diretta che privilegia il modo di presentarsi, la gestualità, la mimica e finanche la realtà entro cui l’altro si muove.
Forse, inconsapevolmente, Elisa ha sognato nel racconto quel mondo antico dove i sentimenti risultavano rassicuranti perché espressi senza acrobazie lessicali e senza quegli emoticon dal simbolismo equivoco.
Un’ultima annotazione, la guida di James è il folletto Zeno. Questa figura spunta fuori da dove? -Da un libro che simbolicamente esprime il sapere solido e il riferimento certo che la carta stampata rappresenta, in contrapposizione al sapere mediatico fluido e spesso cangiante e mendace. La guida di James non sono dunque i media ma un folletto saggio, affidabile e autorevole, e il luogo della ricerca dell’altro è la natura incontaminata, un bosco, in aperto contrasto con le strade di oggi che sanno dei fumi di scarico inquinanti di auto in corsa. Insomma, un mondo quello di Elisa che piace al nonno perché lo riporta molto indietro negli anni e che di moderno ha solo il nome del suo protagonista.
James e il folletto Zeno
C’era una volta un principe di nome James che avendo raggiunta l’età di 21 anni si è guardato un giorno intorno e pensò bene di essere ormai pronto a cercare per sé l’amicizia tanto sospirata di una ragazza. Viveva in un paese molto lontano e i suoi genitori governavano su un agglomerato di case popolato da poveri contadini, gente umile e molto pacifica. Eppure, James quando si svegliava al mattino si vestiva sempre in modo elegante e si aggirava per le strade di quel piccolo regno, desideroso di essere ammirato dalla gente, ancora meglio se notato da qualche coetanea. Ma in giro erano davvero poche le persone che incontrava, tutte affabili con lui perché conoscevano bene la sua gentilezza e i suoi modi garbati anche nei confronti di chi non gli portava rispetto.
James era comunque un bel ragazzo attraente, con i suoi capelli biondi rapati in modo estroso, gli occhi di un verde che virava all’azzurro, un naso piccolo a patata ed una bocca ben pronunciata e dalle labbra di un rosa pallido tanto da sembrare smaltate. La sua bellezza sembrava un po’ sprecata per quel paese così poco abitato.
I giorni passavano senza alcun esito positivo, senza nessuna dolce novità, finché un bel mattino James pensò che fosse giunto il tempo di cambiare ambiente, di lasciarsi dietro il paese a cui si sentiva molto legato ed esplorare nuove strade. Montò sul suo affezionato cavallo di nome Thomas e al galoppo partì addentrandosi in un fitto bosco.
Sentiva un senso strano di libertà e di piacere tra quegli alberi così grandi, il cinguettio degli uccelli e d’improvviso il silenzio. Pareva davvero che il mondo si fosse allontanato a dismisura. Poi all’improvviso, dopo più di un’ora di cavalcata, ecco spuntare un folletto di nome Zeno.
“Da dove sei uscito fuori?” – Chiese con stupore James.
“Sono uscito da un libro di fiabe e ti sono venuto incontro per darti una mano. So cosa cerchi, ed io so anche che posso darti un grande aiuto. Io conosco ragazze tanto carine per cui tu avrai soltanto l’imbarazzo della scelta.”
Zeno e James si misero in cammino dopo aver lasciato il cavallo legato ad una grossa quercia. Il sentiero era finalmente divenuto tracciato e portava ad un casolare seminascosto dalla vegetazione. Era la casa di Arianna, una ragazza dalla statura bassa e tozza e con dei capelli lunghi e neri che le incorniciavano il viso. Quando le si avvicinarono notarono un neo stranissimo sul volto, gli occhi color marrone, le labbra molto pronunciate, un naso a punta e brufoli dappertutto. Da vicino non era affatto bella, al punto che James non fece in tempo di osservarla meglio che se ne scappò, seguito dal fedele Zeno.
Fallì anche il secondo tentativo. Poco distante, infatti, c’era la casa di Celeste che si era presentata con la maschera di gatto nero con delle grosse occhiaie. Indossava dei guanti vistosamente strappati. Miagolava come una gatta in calore. Zeno anticipò questa volta la decisione di James.
“Andiamo via subito, questa non può essere una ragazza per te.”
Ovviamente il ragazzo assentì e subito si rimisero in cammino assaporando l’aria fresca e pulita del bosco. Lo spettacolo della natura era di gran lunga migliore di quello di Celeste, a cui piaceva spesso nascondersi dietro la maschera di vari animali. Il sole penetrava tra le fronde degli alberi e proiettava dei fasci di luce che rendevano davvero incantato il paesaggio.
Ci volle un lungo cammino per giungere ad una villetta che da lontano sembrava promettere stavolta qualcosa di buono. C’era un recinto che la teneva lontana da occhi indiscreti. Ma a pochi passi dal cancello di ingresso iniziarono le prime delusioni. Un albero di mele si presentava spoglio e con dei rami rinsecchiti. Anche la pianta del melograno sembrava sul punto di morire. Addirittura, su un nespolo si notavano proliferazioni di germi di ogni tipo. Insomma, era un giardino incolto, trasandato, abbandonato a sé stesso.
“Se la padrona di casa – pensò James – è trasandata come il suo giardino, allora anche questo tentativo sarà andato a male.” Nonostante tutto, si lasciò convincere da Zeno ad entrare. Si presentò loro Matilde, una ragazza dagli occhi rotondi di color grigio, un naso a punta e una bocca carnosa. Aveva una maglietta nera e dei pantaloni grigi attillati.
Matilde sospettosa aprì bocca solo per chiedere a Zeno cosa ci facesse con quel suo amico così ben vestito e affascinante. Il tono della voce era normale, ma le maniere usate erano davvero sgarbate. James notò subito questo atteggiamento arrogante e presuntuoso, ma lasciò a Zeno di dare una risposta.
“Lui – disse con modi gentili indicando il principe – si chiama James ed è un mio caro amico.”
Non fece in tempo a terminare la frase che subito James aggiunse:
“Ciao, ti salutiamo perché abbiamo tanto da fare.”
Così, velocemente voltarono le spalle e proseguirono serenamente il loro cammino.
James cominciava ad essere un po’ sfiduciato, ma Zeno lo convinse a proseguire in quella avventurosa ricerca. Giunsero così presso l’abitazione di Giovanna, una ragazza dai modi molto sgarbati. Appena giunti notarono quel giardino attorno alla casa pieno di erbacce e perfino di rovi tanto da ostruire il vialetto di ingresso. C’era un ciliegio anch’esso con i segni di un totale abbandono. La costruzione era di legno e sotto le gronde imperversavano ragnatele di ogni dimensione. Da una finestra sgangherata giunse una voce stridula e sgraziata.
“Chi c’è là?” “
“Tranquilla Giovanna, sono Zeno. Sono venuto in compagnia di un bel ragazzo dal nome James. Lo vorresti conoscere?”
Seguì un attimo di silenzio. Poi si udì sbattere con forza quella finestra aperta e la voce sempre più minacciosa della giovane:
“Andatevene!”
Ormai quella ricerca sembrava proprio una partita persa. James voleva tornare indietro ed abbandonare così ogni suo sogno. Accusava un senso di stanchezza e di sfiducia. Ma nel progetto di Zeno restava ancora un’ultima possibilità. Valeva la pena percorrerla. Così il piccolo principe si lasciò convincere, ed essi proseguirono insieme il loro cammino, spinti da quell’ultimo lumicino di speranza. E fu davvero la scelta migliore.
Si trovarono d’un tratto davanti una piccola abitazione contornata da una ricca vegetazione composta di alberi sempreverdi, piante da frutta con i loro germogli di vario colore, fiori disseminati qua e là su un prato ben curato composto dal loietto, dal trifoglio nano e dalla dicondra. Insomma, nell’immensità di quel bosco dalla folta vegetazione quello sembrava davvero un angolo di paradiso. James sentì dentro di sé che finalmente si trovava dinanzi alla vera svolta della sua vita. Sentì forte il desiderio di entrare subito in quella casa così attraente, senza perdere nemmeno un minuto in più. Bussarono alla porta e quando si aprì apparve una bellissima fanciulla con gli occhi di un azzurro chiaro, un grazioso naso a patata e una bocca ben delineata da labbra di un rosa chiaro. Di statura piuttosto alta denunciava un’età compresa tra i diciotto e i venti anni. I suoi capelli di un castano chiaro, adornate con delle meches color oro, scendevano lisci sulle spalle e contornavano quel viso così dolce e sorridente. Dolce fu anche il suono della sua voce quando invitò i due ospiti ad entrare.
James avvertì un certo imbarazzo. Cosa avrebbe dovuto fare per conquistarla? Zeno mise entrambi a proprio agio.
“Ciao Jennifer, il ragazzo che sta con me si chiama James. È un piccolo principe, e la sua bontà è altrettanto grande come la sua modestia.”
James arrossì in volto, ma poi si fece coraggio e fece la sua dichiarazione.
“Jennifer, sei la ragazza che ho sempre sognato. Vorrei tanto conoscerti bene.”
Zeno in disparte non riusciva a nascondere la sua soddisfazione. Osservò i due ragazzi appartarsi e parlare tra di loro con voce sommessa. Capì che stavano progettando di tornare a incontrarsi.
In effetti James e Jennifer decisero di uscire una delle sere successive a cena. Il compito del folletto finalmente si era concluso. Sulla strada del ritorno il cavallo Tomas sembrava galoppare più spedito per la grande contentezza. Nella fitta boscaglia si fermarono un momento. James fece per scendere da cavallo e voltandosi vide Zeno correre e scomparire tra le pagine di quel libro da cui era uscito.
“Addio Zeno, e grazie.”
Quel libro aveva aperto la porta della sua felicità.
James si accorse allora che sul suo viso scendevano due grosse lagrime di gioia.
Furono tante le serate passate a parlare con Jennifer e non dovettero attendere molto i due ragazzi a scoprire che il loro sentimento di reciproca ammirazione era diventato amore vero.
Due anni dopo salirono i gradini di una chiesetta solitaria che si trovava ai margini del bosco. Fu un matrimonio da favola. Era giusto così, perché proprio da un libro di favole era uscito il folletto che li aveva uniti per sempre. James e Jennifer si voltarono verso il bosco ed esclamarono insieme:
“Ciao Zeno, tu starai sempre con noi, sempre presente nei giorni felici che ci attendono.”
Fu festa grande quel giorno in quel piccolo regno di gente buona e semplice in onore di quel ragazzo che aveva conquistato fin da piccolo le loro simpatie e il loro cuore.




